sabato 23 giugno 2007

Alla ricerca di ciò che non abbiamo mai perso ma che non riusciamo a trovare facilmente

Il precedente post ha prodotto dei commenti particolarmente interessanti che a mio giudizio meritano una migliore collocazione. Eccoli.

Laura Costantini ha detto...
Leggo che stai leggendo Il libro tibetano dei morti, poi leggo questo post su interesse, attenzione, concentrazione e mi pare di capire che stai intraprendendo un cammino di scoperta di te stesso. Non sono un'esperta, nessuno lo è salvo forse qualche monaco che pratica la levitazione in uno sperduto monastero dell'Himalaya, ma posso portarti la mia piccola esperienza. E' importante coltivare l'attenzione, e quindi l'interesse, per ciò che ci circonda, perché ogni piccola scoperta è un progresso nella conoscenza di se stessi. L'importante è andare al di là delle apparenze di coloro che incontriamo, delle cose che vogliamo scoprire, del nostro stesso modo di essere. Spesso i peggiori nemici di noi stessi, siamo noi. Noi che non concediamo sufficiente attenzione alla nostra parte più intima, ai messaggi che il nostro corpo ci invia. E per corpo intendo tutto, mente compresa, perché non ha senso distinguere. Il cervello è un organo senziente almeno quanto il nostro intestino. Tutto il nostro corpo ci contiene, ci comprende, ci parla e si arricchisce insieme a noi. E' un cammino difficile, Jedredd, ma ti porterà lontano.Laura

Jedredd ha detto...
Cara Laura questo tuo commento non ha nessun bisogno d’interventi, lo sento completo così, ci aggiungo qualcosa per puro piacere personale. Sono una persona con una sua ricerca personale, con un piccolo ma variegato mondo interiore e mi piace confrontarmi con persone in cerca, del proprio Graal, Se, Anima, ecc, quelle che a volte trovano qualcosa, ma è soltanto un indizio per una nuova ricerca, gente che ascolta, si confronta ad armi pari, mette in dubbio le sue certezze, condivide o disapprova, ma sempre con rispetto e dignità verso gli altri e, se stessi, che non usano la parola consiglio, ed al massimo sanno che con alcuni e meglio lasciar stare e non perdere tempo. Spero di potermi e confrontare ancora con te su questi temi.

Ilaria ha detto...
Anch'io sono in ricerca! Però penso anche che essere in ricerca non significhi non costruirsi comunque dei punti "fermi" (pur suscettibili ovviamente di revisioni e correzioni) se no si rischia di non costruire mai niente. Poi la mia ricerca avviene attraverso il mio immergermi negli altri e lo scambio che ne deriva; invece per altri la ricerca consiste in un ripiegamento quasi esclusivo su se stessi, cosa che io rifiuto. Giustissimo poi aver sottolineato l'importanza dell'interesse! Non ci avevo pensato ma hai proprio ragione: senza interesse e motivazione non si va da nessuna parte!

Jedredd ha detto...
Ad una buona ricerca sono necessari gli scambi, oltre ad essere piacevoli e stimolanti.Oggi mi sento un po’ nietzschiano e dico che la ricerca è una camminata su di una corda tesa, messa tra l’esterno e l’interno, d’ogni persona, sopra una rete di protezione, ereditata dal passato, che non porta fin nel profondo. Ogni passo verso dentro, per chi si cimenta in quest’avventura, avviene in seguito ad una nuova idea, amicizia, un nuovo pensiero, ecc, punti fermi, (suscettibili di revisione e correzione, sicuramente), che diventano corde nuove che s’intrecciano su quella su cui stiamo camminando, ed una dopo l’altra diventa una rete, all’inizio molto larga ma poi, via, via, sempre più fitta fino a quando, intreccio su intreccio, diventa un tessuto resistente, diventa la nostra personale rete di protezione, e più sarà grande, più cose riusciremo a portare da fuori verso dentro e viceversa, per non parlare del bene che può farci conoscerci intimamente.