lunedì 28 maggio 2007

Non starne fuori

Molte persone, uomini e donne, nel giro dei blog, si lamentano, chi più, chi meno, per come vanno male le loro passioni, attribuendone la colpa agli stereotipi dell’altro sesso, vorrebbero non saperne più nulla e starne fuori, stufe di tanto soffrire e convinte di aver ormai capito che le persone sono tutte uguali. Io ho una mia modesta opinione sullo starne fuori.
Per anni ho allenato formazioni di bambini ai primi calci di pallone.
Ricordo quando c’era chi dopo aver sbagliato, da lui stesso, un calcio di rigore, si adombrava, guardava torvo tutti, e voleva uscire dal campo e smettere di giocare. Per questa ragione, alcuni hanno realmente smesso di giocare a calcio, ed erano anche bravi. Purtroppo il carattere non si può insegnare. A molti di loro dicevo che soltanto chi si prende su di se la responsabilità di tirare un calcio di rigore può sbagliarlo, mentre di sicuro non sbaglierà mai chi rimane ai margini del campo, ma quelle persone che non rischiano, non capiranno mai veramente cosa sono il brivido, l’emozione, la paura, la delusione, ma anche la gioia che spezza le barriere e si trasforma in una corsa irrefrenabile con le braccia al cielo, quanto vale la pena soffrire ogni tanto pur di giungere a quella gioia.
De Gregori canta:
”Ma Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore/ non è mica da questi particolari/ che si giudica un giocatore/ un giocatore lo vedi dal coraggio/ dall'altruismo e dalla fantasia….”
Allo stesso modo, una donna, o un uomo, non dovrebbero giudicare ne giudicarsi per com’è andata una relazione.