domenica 1 luglio 2007

Al mare

Mi alzo tardi, la notte è stata tremenda, fra caldo, brutti sogni, e qualche pensiero storto, ultimamente ho frugato troppo dove non dovevo.
Preparo la roba, faccio una doccia veloce e mangio qualcosa al volo, finalmente parto.
Il sole è fortissimo, sono troppe le macchine che vanno verso il mare, mi preoccupano, non vorrei trovare troppo traffico, per questo parto sempre molto presto. Eccola li, la fila, ed è lunghissima. Ci sarà da stare fermi parecchie volte, tra prima e seconda marcia, per pochi metri avanti.
Sento caldo e sto sudando, sono da troppo in questa fila, mamma mia, quanto è lenta!
E’ da molto tempo che non accendo il climatizzatore, non mi piace usarlo, mi sembra di ricordare che funziona male, provo ad accenderlo, un poco di fresco non mi farà male.
Niente, non funziona, arriva solo caldo, provo a mandarlo al massimo, ma continua non succedere nulla, lo lascio ancora, magari ci vorrà un po’.
Quello è fumo. Quello che esce dalla mia macchina è fumo. No, non può essere. Cavolo, devo fermarmi. Sono fermo. Le altre macchine nella fila sono a pochi centimetri da me, piene di gente in festa. Digrigno i denti, impreco a bassa voce, mentre sistemo il triangolo.
L’olio è a posto, ma è rimasta poca acqua nel radiatore, possibile che è stata colpa del climatizzatore?
Il cellulare non trova campo. Sublime, direbbe Clint Eastwood.
Lascio raffreddare il motore, poi aggiungerò l’acqua e proverò a tornare indietro, ma ora non fa, è troppo caldo, per aprire il tappo dell’acqua.
Sono seduto sul paracarro e non aspetto Bartali, ma di versare l’acqua e ripartire.
Sento caldo, il sole è molto forte ed i motori delle auto, che mi passano vicino, peggiora la situazione. Tre ragazze su una golf, si fermano proprio di fronte a me, "abbiate pazienza tra un po’, ripartirete presto". Stanno ridendo e scherzando, proprio a mie spese, senza esagerare, con molta simpatia, sento una di loro proporre di prendermi in macchina, mi guardano e sorridono, sono anche carine, sarebbe anche un bel complimento, di solito mi fà piacere riceverne, ma non oggi, non è giornata, per non fare l’antipatico fingo di non accorgermi di nulla. La fila riparte, le ragazze salutano, rispondo con un modesto sorriso.
Arriva un messaggio da lei, non c’è mai stata cattiveria fra noi, ci sentiamo ancora, le nostre strade si sono separate, ormai è chiaro, ma solo da un certo punto di vista, la stima ed il rispetto, rimangono, ma qualcosa brucia ancora, ci credevo, e non facile accettare di non essere riusciti a farlo funzionare, eppure di tempo comincia passarne, non dovrei più pensarci.


“Si fa presto a cantare che il tempo sistema le cose/ si fa un po’ meno presto a convincersi che sia così… Forse ti ricordi/ ero roba tua”.

Ero roba tua, accidenti. Ero roba tua.
E’ ora di provare a mettere in moto la macchina. Dai, vediamo di ripartire, ma a chi lo sto dicendo alla macchina, o all’animaccia mia?!
Torno a casa.


“Maybe I didn't treat you quite as good as I should/ Maybe I didn't love you quite as often as I couldLittle things I should've said and done, I never took the time/ You were always on my mind/ You were always on my mind/ Maybe I didn't hold you all those lonely, lonely times/ And I guess I never told you, I'm so happy that you're mine/ If I made you feel second best, I'm so sorry, I was blind/ You were always on my mind/ You were always on my mind”.