mercoledì 4 luglio 2007

paternità, atto secondo: un pensiero subdolo sta colorando l'anima mia

Ho visto due film in Dvd, negli ultimi giorni, non proprio freschi d’uscita.

Il primo film che ho visto s’intitola “
partnerperfetto.com”.
Trama:
Diane Lane è una quarantenne, maestra d’asilo, separata da otto mesi, un tempo troppo lungo, secondo la famiglia, per restare senza un uomo che la renda felice, l’idea è quella di trovarglielo attraverso Internet.
Giudizio: una boiata spaventosa. Una scena solo, mi sento di salvare, quella dove lei aspetta il genitore di un bambino che si è fatto del male al naso, compare dalla porta
Dermot Mulroney, ed il bambino gli va incontro gridandogli “papà”, prima di farsi prendere in braccio.

Si, anch’io voglio essere padre, vedere mio figlio che mi viene incontro, e sollevarlo, proteggerlo, accudirlo, sorridere con lui, vivere le incertezze e le paure di un genitore.

Il secondo film, molto più bellino del primo, s’intitola “
Holiday, L’amore non va in vacanza”.
Trama: Amanda vive a Los Angeles, una vita professionale piena di soddisfazioni nel campo del cinema, lusso sfrenato, tanto brava nel lavoro quanto incapace di lasciarsi andare nei sentimenti. Iris è una giornalista inglese, sola e confusa ma di buoni ideali, in perenne attesa del suo principe azzurro, idealizzato in un suo collega, che le spezza il cuore, quando scopre che si prepara a sposare un’altra. Le due donne, tramite un annuncio on line, decidono di scambiarsi l’abitazione per le vacanze, con simpatici contrattempi.
Giudizio: il film nel complesso è interessante, qualche battuta intelligente, un finale troppo happy end, che nemmeno la famiglia del mulino bianco ha mai saputo inventare. La prestazione d'
Eli Wallach, nel personaggio del vecchio sceneggiatore in pensione, è a dir poco eccezionale, vera perla del film. Ho trovato veramente poco credibile Jack Black, diventato, per questo film, un raffinato compositore, con vino e macchine di lusso, bon ton oltre ogni limite, dopo averlo visto tanto bene in school of rock. Divertente l'idea di far parlare l’inconscio della Diaz, attraverso trailer in stile cinematografico, proprio come quelli che la sua società realizza. Kate Winslet, senza infamia né lode. Jude Law, ( quanta strada avrei potuto fare se avessi avuto quegli occhi e la sua mimica facciale! ), insomma, bisogna ammettere che il suo lavoro lo sa fare. La miglior scena da salvare è quella dell’incontro della Diaz e di Law, quando lei va a trovarlo a casa sua, ma lui non è solo, non con una donna qualunque, ma con due piccole bambine che si voltano verso di lui a guardarlo e lo chiamano “papi”!

Noterete che sono alle prese con una piccola quanto complicata scoperta, ebbene, adesso so che non sono solo le donne, come ho sempre pensato, che ad una certa età sentono il bisogno di avere dei figli, ma anche gli uomini, ma non sto parlando di un uomo qualsiasi, ma proprio di me! NOOO, non sono pronto, non per un figlio ma per una donna. Se dovessi avere un figlio, dovrebbe esserci anche una donna ;-), una relazione solida, un progetto condiviso, idee simili, per crescerlo, e condividerne l’educazione, ma in questo periodo, non sono legato a nessuna, anzi ho anche bisogno di star solo per ricucire un paio di strappi che ho ai tessuti, ed allora, qualcuno mi può spiegare come fa a stare nel mio corpo questo istinto?

Ehi, dico a te, pensiero subdolo, seduttore dei miei stivali, tu, vai fuori del mio corpo, torna un’altra volta, no, non sto dicendo che non mi piace l’idea ma ora non posso, ti chiamo io, fidati.

Eppure che bel suono, la parola "
papà", e non lo so, ma ogni volta che lo sento, immagino un mio bambino/a, in braccio che mi chiama cosi, e mi viene una contentezza all’idea, sarà il ricordo del piacere che mi dava tenere il nipotino vicino. Sto sempre bene, quando sono con lui, sento di essere cresciuto, molto di più, in due anni da zio e padrino, come persona e come uomo, che in tanti altri a cercare chissà cosa.