giovedì 2 agosto 2007

@ Soffio di Maggio

Nel suo commento al precedente post, Soffio di Maggio, mi pone questa domanda:

“MI spiace che tu abbia avuto una esperienza simile. Rivedendola con gli occhi di oggi, credi che affronteresti diversamente, con la consapevolezza odierna, una situazione simile, se (speriamo di no!) dovesse ripresentarsi?”

La risposta mi sembrava abbastanza interessante da meritarsi lo spazio di un post.

Cara SdM,
Si, una situazione simile, l’affronterei diversamente, sicuramente eviterei ogni forma di vittimismo a favore di un dialogo più sincero con chi verrebbe a trovarmi, la paura, la solitudine, beh, quelle due signore ci sarebbero ugualmente, ma avrei più mezzi per gestirle, farle defluire.
Queste sono le mie parole, da lontano è facile parlare, invece, una volta in mezzo, sono sicuro che soffrirei tanto, pur con tutto l’impegno, mi sarebbe impossibile il contrario, ormai è chiaro che per certi eventi non si è mai abbastanza preparati.
Spero che il fato sia soddisfatto di quanto ho già dato, sarebbe una bella botta ritrovarsi in quella situazione, in ogni modo, alzerei le spalle, mi farei forza, e cercherei in tutte le maniere di trasformare un evento traumatico in qualcosa di costruttivo, questo parlare mi riporta alla più bella frase, a mio giudizio, di Nietzsche, “ ciò che non ti distrugge, ti rende più forte”.
Certo, non è così facile, farsi forza, ma altrimenti cosa ci rimane, tormentare lo spirito, quando è già il corpo a soffrire? No, no, ho visto grandi mali sconfitti da un sorriso, l’anima è la miglior medicina, e l’abbiamo sempre a disposizione dentro di noi, per chi, naturalmente, sapendo star solo riesce ad entrarci facilmente in contatto, coltivandola, rinverdendola continuamente, riempiendola di nuovi fiori, estirpando le erbacce, ecc, come fosse un giardino segreto, un luogo sicuro dove rifugiarsi, ricaricare le pile e ripartire.

Un abbraccio